Women? Life? Freedom? – The iranian regime’s atrocity

Liebe Mitglieder, am Mittwoch 29. März mit Beginn um 20.00 Uhr präsentieren wir euch einen Informationsabend über die Menschenrechtsverletzungen in Iran. Die Veranstaltung trägt den Titel: Women? Life? Freedom? – The iranian regime’s atrocity. Verschiedene Aktivistinnen werden auf unserer Bühne Platz nehmen, um uns von der Situation vorort zu berichten.  Moderiert wird der Abend von Valentino Liberto.

Mitte September 2022 wird eine 22-jährige Kurdin, Mahsa Jina Amini, in Tehran von der Sittenpolizei festgenommen, weil sie angeblich ihr Kopftuch nicht den Regeln entsprechend trug. Laut iranischen sozialen Medien wurde die junge Frau nach ihrer Verhaftung durch die iranische Sittenpolizei zu Tode geprügelt. Offenbar schlugen die Beamten die junge Jina so heftig auf den Kopf, dass sie eine Hirnblutung erlitt: Nach drei Tagen im Koma starb Jina.

Das Schicksal der jungen Jina sorgt für Empörung, Wut und Trauer. In den darauffolgenden Tagen kommt es in vielen Städten Irans zu großen Protesten auf den Straßen. In den sozialen Medien sind Videos zu sehen, in denen Frauen ihre Kopftücher abnehmen und Parolen gegen das islamische Regime rufen – insbesondere den Slogan, der zu einer feministischen Revolution aufruft: „Frauen, Leben, Freiheit“(„Zan Zendeghi Azadi“).

Nach nur wenigen Tagen kappte das Regime die Internetverbindungen im ganzen Land, um die Menschen daran zu hindern, sich über soziale Medien zu organisieren. Die Internetverbindung funktioniert nach wie vor nur wenige Stunden am Tag und ist extrem langsam. Die sozialen Medien werden blockiert und sind nur schwer über einige Antifiltersysteme zu erreichen. Die Proteste gingen bis vor einem Monat weiter, insbesondere in Universitäten, Schulen und auf den Straßen vieler iranischer Städte. Es handelt sich dabei um die am längsten andauernden Proteste seit der iranischen Revolution. Sie erstreckten sich über das ganze Land und bezogen alle Gesellschaftsschichten mit ein.

Die Reaktion des Regimes ist harsch. Bis heute wurden mehr als 500 Menschen getötet, darunter mindestens 60 Minderjährige. Mehr als 20.000 Menschen wurden verhaftet: Neben zahlreichen politischen Gegnern hat die Regierung zahlreiche Vertreter*innen der iranischen Kultur verhaftet (so z.B. Künstler*innen, Filmemacher*innen, Sportler*innen, Journalist*innen, Schriftsteller*innen). Bislang hat das Regime mehrere Demonstranten zum Tode verurteilt. Das Todesurteil gegen vier Personen wurde nach kurzen Scheinprozessen vollstreckt.

Nach Aussagen von Gefangenen betreibt die Regierung eine Politik der Gewalt, die systematisch Vergewaltigung sowie physischer und psychischer Folter benutzt, um die Revolution zu verhindern. Die Reaktion des Regimes war besonders gewaltsam gegenüber den Minderheiten in Kurdistan (Nordwesten des Landes) und Belutschistan (Südosten des Landes), wo die meisten Todesopfer zu beklagen sind. In den letzten Wochen wurden zahlreiche Schülerinnen in Mädchenschulen in vielen iranischen Städten vergiftet.

IMPORTANT: Per partecipare a tutti gli eventi est ovest bisogna essere soci. Einlass nur mit gültiger Mitgliedskarte 2023!

Car* soc*, mercoledì 29 marzo con inizio alle ore 20.00 vi presentiamo una serata informativa sulle violazioni dei diritti umani in Iran. L’evento si intitola: Donne? Vita? Libertà? – L’atrocità del regime iraniano. Diversi attivisti prenderanno posto sul nostro palco per raccontarci la situazione sul campo. La serata sarà moderata da Valentino Liberto.

A metá settembra Mahsa Jina Amini, donna curda di 22 anni, viene arrestata dalla polizia morale di Teheran perché accusata di non aver indossato il velo secondo le regole in vigore. Per i social media iraniani, la giovane donna sarebbe stata picchiata a morte dopo il suo arresto dalla polizia morale iraniana. Pare che gli agenti abbiano colpito la giovane Jina alla testa così forte, da provocarle un’emorragia cerebrale: dopo tre giorni di coma Jina muore. La morte di Jina ha suscitato, immediatamente, indignazione, rabbia e tristezza in tutto il paese.

Nei giorni successivi si sono svolte grandi proteste nelle strade di molte città dell’Iran. Sui social media, i video mostrano donne che sventolano il velo sopra la testa, soffiano fischietti e gridano slogan contro il regime islamico, in particolare lo slogan che invita alla rivoluzione femminista: “Donna Vita Libertà (Zan Zendeghi Azadi). Dopo pochi giorni, il regime interrompe le connessioni internet in tutto il paese, per evitare che le persone si possano organizzare e comunicare tramite i social media. Tuttora, la connessione internet funziona solo poche ore al giorno ed è estremamente lenta. Di conseguenza il governo blocca tutti i social media: essi possono funzionare, con grandi difficoltà, attraverso alcuni sistemi antifiltro.

Tuttavia, le proteste hanno continuato fino a un mese fa, soprattutto nelle università, nelle scuole e sulle strade di molte città iraniane. Dopo la rivoluzione iraniana, queste rappresentano le proteste più durature e, diffuse in tutto il paese, coinvolgono tutte le classi sociali. La risposta del regime è durissima. Fino ad oggi sono state uccise più di 500 persone, tra le quali almeno 60 minorenni. Sono stati arrestati più di 20.000 persone: oltre a molte e molti oppositrici ed oppositori politici, il governo ha arrestato anche molti e molte rappresentanti della sfera culturale iraniana (artiste/i, cineaste/i sportive/i, giornaliste/i, scrittrici/ori). Il regime ha condannato a morte fino ad oggi molti manifestanti. In seguito a dei processi mai stati così veloci, quattro giovani manifestanti sono stati ingiustamente impiccati.

Secondo alcune testimonianze che provengono dalle persone che sono in carcere, il governo sta attuando una politica di violenza basata sullo stupro e sulla tortura fisica e psicologica. Le regioni del Kurdistan (nord-ovest del paese) e del Baluchistan (sud-est del paese) hanno pagando un prezzo molto elevato: in queste zone è stato registrato il maggior numero di morti delle persone che manifestano. Nelle ultime settimane sono state avvelenate molte studentesse nelle scuole femminili in molte città iraniane.

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